La costituzione del Corpo
Dopo l’unità d’Italia si pose il problema di creare un corpo che potesse superare i corpi pompieristici locali degli stati preunitari italiani, così durante il ventennio fascista venne affidato l’incarico di effettuare una riforma organica ad uno degli ex arditi della prima guerra mondiale, Alberto Giombini, che venne chiamato dal Ministero dell’Interno per coordinare la nascita di un unico corpo di vigili del fuoco in Italia. L’attività del prefetto Giombini, che si avvalse dell’ingegnere Agostino Felsani per gli aspetti tecnici, fu fondamentale per la riorganizzazione del corpo. Giombini diventò poi il primo direttore della “Direzione generale servizi antincendi” (DGSA), mentre Felsani fu comandante delle Scuole centrali antincendio e poi comandante dei Vigili del Fuoco di Napoli.
Allo scopo di uniformare la materia, che non aveva mai avuto una disciplina unitaria a livello nazionale, venne emanato il regio decreto legge 10 ottobre 1935, n. 2472, che istituì il Corpo Pompieri, posto alla diretta dipendenza del Ministero dell’interno, e che ne decretò l’organizzazione su base provinciale e distaccamenti nei centri più importanti. Il successivo regio decreto legge 16 giugno 1938 n. 1021 sostituì alla parola pompieri quelle di Vigili del fuoco’ . Il regio decreto-legge 27 febbraio 1939, convertito in legge 22 maggio 1939, n. 960, abolì tutti i vari servizi pompieristici locali e le relative coordinazioni nazionali, nonché le varie organizzazioni provinciali.
La seconda guerra mondiale
Con l’istituzione del servizio antincendio comunale, ad opera della legge 27 dicembre 1941, n. 1570, il corpo subì un primo riordino ed assunse la denominazione di Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, venendo posto alle dirette dipendenza del Ministero dell’interno. Nel 1942 viene creato il Battaglione Santa Barbara e la creazione avviene in un momento particolare della guerra, quando cioè le sorti della guerra si ribaltano a favore degli anglo-americani, segnata da episodi quali la seconda battaglia difensiva del Don, e la seconda battaglia di El Alamein.
Nello stesso anno venne concepita l’idea dell’invasione di Malta, chiamata operazione C3; l’attacco avrebbe dovuto svolgersi a mezzo delle autoscale dei vigili del fuoco, montate su posamine che avrebbero dovuto raggiungere e circondare l’isola e poi, sviluppate le volate delle scale, far salire i soldati che avrebbero così invaso il territorio. Giombini, in gran segreto, chiese a tutti i corpi una lista di volontari per il suddetto battaglione e le richieste furono tanto numerose che si videro costretti ad effettuare una selezione rigidissima per il personale da arruolare: la richiesta minima parlava di personale con età anagrafica inferiore ai 42 anni. In ottobre i selezionati si ritrovarono a Roma, non alloggiati presso la Scuole Centrali Antincendi a Capannelle, bensì attendati accanto nel terreno adiacente, ed il comando venne affidato all’ing. Osvaldo Piermarini. L’operazione militare, fu però di colpo abbandonata nello stesso mese di ottobre, il battaglione venne sciolto, ed ai primi di novembre, causa l’aumento dei bombardamenti anglo-americani sulle città italiane, gli uomini furono suddivisi in 5 centurie ed inviati nelle città maggiormente colpite dai bombardamenti delle forze alleate (Torino, Genova, Roma, Napoli, Milano) in aiuto ai vigili del fuoco dei comandi interessati. Le scale smontate furono restituite ai comandi ed il personale che aveva fatto parte del battaglione fu autorizzato a portare sulla divisa lo stemma della “S. Barbara”, ebbe un diploma di appartenenza e l’amministrazione statale si riservò la prerogativa, in caso di necessità, di ricostituire lo stesso.
Il secondo dopoguerra e le iniziative umanitarie
Con la fine della seconda guerra mondiale il Corpo venne ulteriormente riordinato e “smilitarizzato” con la legge 13 maggio 1961 n. 469, venendo nuovamente posto sotto le dirette dipendenze del Ministero dell’interno. A partire dal secondo dopoguerra è inoltre stato impegnato in diverse iniziative umanitarie, come ad esempio nel 1989, da quando cioè ha ricevuto la nomina di “ambasciatore di buona volontà” da parte del Comitato italiano per l’Unicef. Tra le iniziative cui il Corpo ha partecipato, c’è Yes for Children, per un manifesto dei diritti dell’infanzia.
L’inclusione nel Servizio nazionale di protezione civile
Con l’emanazione della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e l’istituzione del Dipartimento della protezione civile, il Corpo è successivamente entrato a far parte del Servizio nazionale della protezione civile nel 2012. Il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 prevedeva che questo dipendesse funzionalmente da una istituenda Agenzia della protezione civile e gerarchicamente dal Ministero dell’Interno, da cui dipende funzionalmente anche per le attività diverse dalla protezione civile. Tuttavia il decreto legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito in legge 9 novembre 2001, n. 401, eliminò tale previsione, riportando la dipendenza funzionale al dicastero. Infine nel 2005 è stato dotato di un proprio ordinamento, e nel 2006 un decreto legislativo ne ha rivisto i compiti istituzionali.